L'Argento

La prima moneta romana d'argento fu il didramma o quadrigato coniato verso il 286 a.C. del peso di g.6.82, al dritto era raffigurata la testa di Giano bifronte ed al rovescio la quadriga di Giove.

dal 268 a.C. la moneta tipica di argento romana fu il denario:

 dal 268 a.C

segno assi libbra grammi

Denario

X 10 1/72 4.55

Quinario

V 5 1/144 2.275

Sesterzio

IIs 2.5 1/288 1.137

Vittoriano

7.5 1/95 3.442
1/2 Vittoriano 3.66 1/190 1.721

dal 217 a.C.

segno assi libbra grammi
Denario XVI 16 1/84 3.9
Quinario 8 1/168 1.95
Sesterzio 4 1/336 0.973
Vittoriano 12 1/112 2.92
1/2 Vittoriano 6 1/224 1.46

La tipologia delle monete d'argento è stata quanto mai varia.

Dapprima porta quasi esclusivamente il nome di ROMA, e la rappresentazione dei Dioscuri, i due divini fratelli, raffigurati galoppanti, sul rovescio della moneta. Poi cominciano a comparire le sigle del monetario, cioè dei tresviri monetales, AAAFF (Auro Argento Aere Flando Feriundo). Si ritiene che i magistrati durassero in carica due anni; essi firmavano col loro nome. Dalla sola sigla si passò all'intero nome, finché evolvendosi ad ogni emissione la moneta finisce per costituire una galleria di ricordi figurati, storici e leggendari, riguardanti gli antenati più o meno vicini al monetario che firmava le relative emissioni. Sono ricordi di eventi familiari, delle loro origini, delle loro parentele con deità più o meno importanti. Avviene cosi che la moneta republicana romana si trasforma in una moneta altamente commemorativa di episodi passati, tanto che vi troviamo la storia romana dalle origini, nelle sue leggende e nei suoi più importanti avvenimenti. Vi troviamo effigiati alcuni re di Roma. In un denario coniato da Lucio Titurio Sabino che da Tito Tazio, re dei Sabini, vantava la discendenza, troviamo la scena popolare del ratto delle Sabine. I Mamili, che ritenevano di discendere da Mercurio e da Ulisse, riproducono Ulisse che, reduce dai suoi viaggi, viene riconosciuto dal proprio cane. Giulio Cesare, che si vantava discendere da Venere e da Enea, mette su un denario la testa di Venere, ed al rovescio Enea che porta sulle spalle il vecchio padre Anchise. I Calpurni, che vantavano la loro discendenza da Numa Pompillo, mettono il suo ritratto su un loro denario, ecc. Altro uso fu quello di mettere un simbolo ricordante il proprio nome: Aquilio Floro mette per suo simbolo un fiore, Vitulo Voconio mette un vitello, Pomponio Musa crea una splendida serie di denari ove rappresenta al rovescio tutte le Muse, Lucio Torio mette il toro, e così via.


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