LA CERAMICA ANTICA NEL VENETO

 

 

Età del Ferro e la Romanizzazione del Veneto

La presenza di argilla, di legname da ardere e di acqua favorirono nella nostra regione la produzione di laterizi e terrecotte da parte delle fornaci. I prodotti più frequenti di una fornace per laterizi erano:

· mattoni detti 'sesquipedali' (cm. 44x29)

· tegoloni o embrici di cm. 60x45, i quali venivano impiegati per la copertura dei tetti assieme ai coppi.

· mattoni a semi cerchio per costruire colonne

· mattoni ad arco per la costruzione dei pozzi

 

L'argilla, dopo essere stata estratta e depurata. I laterizi venivano lasciati ad essiccare per alcuni giorni. Sono stati rinvenuti laterizi con impronte di cani, di maiale, di gatti e di altri animali da cortile. Nella fase di essiccazione, un laterizio ogni 10 o 15 veniva bollato con un punzone di legno o di metallo o di terracotta, il quale recava un nome o delle iniziali, che potevano essere dei proprietario della fornace o dei gestore. Il bollo testimoniava la provenienza della produzione e si faceva garante della qualità della merce. Un'altra lavorazione particolare, che riguarda il campo della ceramica, è quella delle lucerne, che costituivano i lampadari dell'antichità in quanto servivano per illuminare. Erano di forma rotonda, con un foro al centro per l'immissione dell'olio e un altro sul beccuccio per lo stoppino. La fantasia dei fabbricante si manifestava sul disco, cioè la parte superiore della lucerna, la quale appare spesso decorata con figure di animali, frutta, fiori, figure umane o divinità.

Come in tutte le epoche, anche in età romana, ogni centro aveva un proprio artigianato per la produzione della ceramica di uso comune.

La ceramica più fine e decorata, come ad esempio i vasi a vernice rossa adorni di elementi vegetali o figure a rilievo, fatti con argilla depurata e destinati alle mense raffinate, era prodotta in laboratori specializzati ed era marchiata coi nome dei fabbricante.

 

La produzione più notevole durante il periodo imperiale fu quella di Arezzo centro che, accanto al vasellame a vernice nera decorato a motivi floreali a rilievo simili a quelli delle "coppe megaresi" aveva iniziato, alla fine del I secolo a.C. la fabbricazione dei cosiddetti "vasi aretini".

 

Erano coppe, crateri, tazze e brocche decorati a starnpo, all'inizio con motivi quasi esclusivamente floreali, poi con temi di animali, figure umane e scene di caccia, che si distinguevano per la finezza del modellato ed erano coperti da una vernice corallina. Il vasaio romano certamente si ispirava - per questo tipo di produzione - al vasellame di metallo in oro, argento, bronzo, che, a quell'epoca, era patrimonio esclusivo delle classi più ricche e quindi considerato di grande prestigio.

 

LA TERRA SIGILLATA

 

 

Da "Dal paleolitico alla Romanizzazione" Quaderno didattico di archeologia anno 1994 F.A.A.V.

Da "Storia e Tecnica della Ceramica" saggi di A.A.V.V. Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali

 


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