13 - Graffita cinquecentesca e seicentesca a punta e a stecca

Questo nutrito insieme di ceramiche può essere considerato diretta evoluzione dei due gruppi precedenti. Il criterio di identificazione è costituito da un vero e proprio capovolgimento del modo di esecuzione degli ornati che, invece di essere risparmiati contro uno sfondo ribassato, sono scavati nell’ingobbio con la punta e, soprattutto, con la stecca. Le decorazioni, condizionate dalle necessità tecniche dello strumento, risultano facilmente riconoscibili e sono tra le ceramiche maggiormente diffuse nel Veneto, in Emilia e nella Lombardia inferiore 81.

Il tipo pare comparire nella prima metà del XVI secolo sia in Emilia­Romagna 82 che nel Veneto 83 mentre più incerti rimangono i dati per la Lombardia dove materiali con motivi “a salienti” compaiono in contesti per altri versi seriori 84.  Scarti di fornace provengono da Imola, Ferrara, San Giovanni in Persiceto, Bologna e Campogalliano 85. Per il Veneto, da Bassano del Grappa 86, da Legnago 87 e da Venezia 88 e, infine, per la Lombardia da Mantova e da Pavia 89. Il tipo pare essersi esaurito entro la seconda metà del XVII secolo secondo un processo che a Mantova ed a Pavia porta prima a motivi - cespi d’erbe, uccelli ecc. - di tipo naturalistico per poi spegnersi in spirali e “frulloni” completamente astratti 90. Un’eco di questo gusto lo si incontra ancora nei prodotti del XVII, e addirittura XVIII secolo, di area emiliana. (graffita cinquecentesca e seicentesca a punta sottile).