16 - Graffita cinquecentesca e seicentesca a fondo ribassato

Le graffite appena descritte sano precedute ed accompagnate da altre facilmente distinguibili per un ornato comprendente racemi, foglie, motivi zoomorfi ed antropomorfi rappresentati con un certo grado di astrazione, ma perfettamente riconoscibili a cui si aggiunge una maggiore presenza del fondo ribassato, l’uso frequente della punta per ombreggiare e delineare i particolari della decorazione risparmiata ed un cromatismo decisamente più vivace arricchito dalla presenza, specie nel Veneto, dell’azzurro di cobalto. La presenza di racemi di foglie accartocciate, o di vite, e le sequenze di mezze-foglie molto stilizzate documentano l’esistenza di diretti rapporti di dipendenza con le analoghe produzioni quattrocentesche. L’insieme è piuttosto ampia e suscettibile di future suddivisioni. Per il Veneto scarti di fornace riferibili a questo gruppo, e caratterizzati da un deciso naturalismo, provengono da Treviso 99 e sono da mettersi in rapporto con l’unico dato cronologico “alto” costituito dal doppio versatoio del British Museum con scritto, nella parte inferiore, OLE UM, 1525 e AZETO e, alle estremità, VIN BIAN e VIN NERO 100. Un’indicaziane “bassa” è fornita da un frammento - sempre nel British Museum - di piattello (mv. 98.10-19.15) decorato con una cornice multipla comprendente dentelli ed un racemo stilizzato, arricchiti di giallo ferraccia ed azzurro di cobalto, con la data 1581. Gli esemplari descritti sona chiaramente in rapporto con un insieme più recente di boccali e di rare forme aperte decorati a fasce con motivi geometrici, quali nastri ad intrecci, e vegetali, specie racemi di palmette e mezze palmette a melagrane, ben evidenziati dal contrasto cromatico con una sfondo da cui è stata asportata un’ingobbiatura particolarmente sottile. I più famosi appartengono ad un grande servizio conventuale dei Musei Civici di Padova 101 databile alla piena prima metà del XVII secolo, ma numerasi altri esemplari sono stati recuperati dai fiumi del Veneto e nella Laguna ed il tipo sembra ben conosciuto in tutto il territorio di San Marco 102  spiegando la presenza di altri scarti di fornace, assimilabili per qualche versa a questa produzione, a Finale Emilia: ideale sbocco del Modenese al Po 103. Infine la presenza di boccali apparteneti a questa tipologia in dipinti della fami­glia da Ponte assegnati del 1575 ca. indica un periodo di produzione compresa tra l’ultimo quanta del XVI secolo e la prima metà del successivo. S. NEPOTI ha identificato altri due insiemi tra i materiali lombardi ed emiliani occidentali coevi. 

Essi risultano decorati rispettivamente con serti orrizzontali da cui si innalzano fitte alternanze di foglie di acanto (?) verticali e di frutti ovoidi allungati e da racemi arricchiti da foglie di vite fessurate terminali 104. Agli scarti di fornace del prima sottogruppo provenienti da Modena e soprattutto da Carpi 105 ed a quelli del secondo provenienti da Cremona e ancora da Carpi 106, si aggiunge una buona quantità di testimonianze d’uso lungo il Po ed oltre 107. Tra i centri produttori si potrebbero ben inserire Badia Polesine (Ro), dove sono documentati scarti d’uso delle versioni più tarde del secondo insieme ossia quelle in cui le foglie di vite si fanno tondeggianti e quasi irriconoscibili 108, Argenta (Fe) con racemi recanti delle atipiche mezze  foglie fessurate 109 e  rispettivamente per la prima metà del XVII secolo e per la seconda del XVI  Bologna e San Giovanni in Persiceto 110  in cui i racemi hanno fiori terminali di sapore ancora veneto.