11 - Graffita con decori di tipo azzimino

Alla fine del XV o nei primissimi anni del secolo successivo la stecca nel Veneto raggiunge per il decoratore un’importanza pari a quella della punta realizzando rari esemplari che si possono considerare versioni a fondo ribassato pienamente riuscite della graffita rinascimentale canonica. Particolare attenzione merita un cospicuo gruppo di ceramiche in cui la decorazione è organizzata in sottili fasce concentriche riempite di sequenze di minuti motivi ed in piccoli medaglioni centrali. Il materiale è in genere privo di decorazioni pittoriche, rivestito da una vetrina incolore e l’effetto cromatico è limitato al contrasto chiaroscurale tra l’ingobbio bianco ed un corpo ceramico - volutamente scelto o alterato? - di colore bruno o rosso scuro: le aggiunte di pigmenti colorati sono rare, sempre in forma molto diluita e mancanti del giallo di antimonio. Il sapore di queste decorazioni affatto complesse è orientale ed alcune di esse appartengono al vasto repertorio utilizzato dagli incisoni ed ageminatoni sulle dinanderie importate dall’Egitto e dalla Siria. Esse erano assai apprezzate al­l’epoca 61 tanto da rendere plausibile la produzione di imitazioni - i cosiddetti metalli veneto-saraceni  62 -a Venezia e la nascita del decoro a rabesche nella maiolica 63

Nella graffita cinquecentesca con decori di tipo azzimino 64 la dipendenza dei decori non è cosi immediata per la ben diversa manualità concessa dalla punta e dalla stecca, ma le forme spigolose e sapientemente elaborate, arricchite di costolature di rinforzo e volutamente sottili, tradiscono origini nelle quali non è esclusa La partecipazioni di intermediazioni grafiche 65. Scarti di fornace riferibili a questo gruppo sono attestati da Verona 66, da Legnago 67, da Vicenza 68, da Rovigo 69, da Padova 70, da Treviso 71 e da Castelfranco Veneto 72 a cui si aggiungono i materiali da Brescia 73 sottolineando il successo del gruppo. La graffita cinquecentesca con decori di tipo azzimino è collegata nel recupero di Torretta di Legnago agli strati A3 ed A2 - contenenti materiali databili dalla seconda metà del XV agli inizi del XVI secolo e dalla fine del XV alla prima metà del successivo - rispettando sostanzialmente quanto è emerso da via Boccalerie a Padova 74 e dall’ex convento dei Frari a Venezia 75 e suggerendo una datazione compresa tra gli ultimi anni del XV secolo e la metà ca. del successivo. 

A questo gruppo si possono accostare direttamente alcuni materiali da San Giovanni in Persiceto riferibili alla fase A e, quindi, alla prima metà del XVI secolo e scarti d’uso da Ferrara 76. Una menzione particolare meritano i rari pezzi di probabile produzione mantovana il cui interno è caratterizzato da un piccolo rayonnant con cornicetta e campo campito a minute, e fitte, spirali 77.