8 - Graffita quattrocentesca a decori semplificati
Il tipo è stato molto efficacemente introdotto da S. NEPOTI 40 come graffita a decorazione semplificata dalla seconda metà del XV alla metà del XVI secolo per creare un comodo contenitore in cui collocare tutta una serie di materiali accomunati da decorazioni in evidente rapporto con i gruppi più curati, ma i cui caratteri sono stati improntati alla massima semplicità e velocità di esecuzione ed in cui viene utilizzata la stessa bicromia - però tra il materiale di Orzinuovi compaiono alcune aquile sforzesche col viola di manganese - della graffita arcaica padana.
Il processo non e casuale e trova riscontro negli elevati ricavi di alcuni ceramisti che a Padova, ad esempio, arrivano anche alle cinquecento lire venete: si tratta di un reddito lordo ingente il cui riscontro può essere condotto sui prezzi al minuto delle forme più comuni presentati dai boccalari Antonio e Giovanni da Cremona alle autorità comunali veronesi nel 1455 41. Il valore di una scodella vi è indicato sui sei soldi e quello di un boccale di medie dimensioni sui diciotto per cui si può immaginare, basandosi ad esempio sulla proporzione di forme riferibili a questa periodo conservate presso i Musei Civici di Padova, una produzione annua di quattromilacinquecento scodelle, quattromila tra catini, scodelloni e scodelloni carenati - piattelli - e milleduecento boccali ripartibili, tenendo anche canto delle festività religiose e della difficoltà di lavorare nella stagione più fredda dell’anno, su una media superiore ad una a due cotture la settimana. |
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Una
produzione che unita a quella delle altre botteghe locali si rivela
assolutamente sproporzianata alle necessità di un centro urbana con poco meno
di ventimila abitanti alla fine del XV secolo 42.Da qui la necessità
di smaltire l’eccedenza nei centri minori del territorio e più lontano - ed
a questa proposito molto avrebbe da raccontare la postazione daziaria di
Torretta di Legnago - inviando le ceramiche nei ricchi mercati delle capitali a
nelle città vicine 43, o spostando addirittura le botteghe. Il successo
è ancora maggiore di quella della graffita arcaica padana - in ogni caso Ia prima graffita ad essere
prodotta e distribuita su larga scala - ed ha sicuramente contribuito a creare
quell’aria di famiglia che accomuna i materiali della cosiddetta “area del
graffita”. L’utilizzo quasi generalizzato di vetrine incolori e di ornati
inconsueti in precedenza - come il motiva detto “delle tre mele” - o
innovativi e la difficotà di ricondurre i materiali veneti ai canoni della graffita
arcaica tardiva -cfr. supra -
identificata dal GELICHI 45 ed alle specifiche relative alle versioni
ferraresi 46 rende più persuasiva inquadrare in maniera più
articolata tali graffite suddividendo l’insieme, databile dalla metà ca.
del XV secolo agli inizi del successivo, risultante dallo scorporo del
precedente gruppo della graffita quattrocentesca a fondo ribassato e della graffita
rinascimentale canonica -cfr. ultra -
in vari sottoinsiemi in funzione di alcune caratteristiche 47. Ad
esempio è possibile identificare un sottogruppo a decori
arcaicizzanti facilmente
individuabile per la fedeltà ai modi ed alla vetrina della graffita
arcaica padana, un sottogruppo con
cornice multipla elaborata “a fascia di segmenti obliqui”, un
sottogruppo senza cornice multipla
elaborata 48, ed un sottogruppo con
fascia “a nastro Spezzato e fiori gotici stilizzati” 49 ed
altri ancora in cui si potrebbero includere le versioni “semplificate” della
graffita quattrocentesca a fondo ribassato
indicate al punta immediatamente precedente. La loro diffusione è tanta
abbondante e l’insieme in generale così vasta che non si ritiene opportuna
in questa sede fornire maggiori dettagli, ma solo un elenco di ceramisti
operanti da circa la metà del XV secolo ai primi anni del successivo con la
località di origine e quella in cui si trasferirono:
FRANCESCO Feriolo da Parma a Mantova (I metà XV sec.)
BATTISTA da Parma a Legnago (VR) (1473)
BATTISTA da Parma a Padova (1476)
MATTIA
da Farina a Padova
PEREGRINO
da Parma a Ferrara (1482);
GIANPIETRO de Rocjis da
Busseto (PR) a Mantova (1476);
LODOVICO Corradini da Modena a Ferrara (1465)
GEMINIANO di Bartolomeo da Modena a Bologna (1473)
GIOVANNI Bellandi da Modena a Ferrara (1485)
ANDREA da Modena a Ferrara
NICCOLO’ da Modena a Ferrara (1485)
FRANCESCO q.m. Bartolomeo da Modena a Bologna (1495)
CRISTOFORO da Modena a Ferrara (1500+1514);
BARTOLOMEO q.m Melchiorre
da Reggio Emilia a Porretta (BC) (1509);
FRANCESCO q.m I. Almerici da S. Giovanni in Pers. (BC) a Cesena (1474+1504)
BONG di B. Almerici da S. Giovanni in Pers. a Cesena (1483±1522)
FRANCESCO di G. Fomi da S. Giovanni in Pers. a Cesena (1483+1497)
GIACOMO q.m V. Boni da S. Giovanni in Pers. a Rimini (1483+1513)
ALMERICO q.m Christofari da S. Giovanni in Pers. a Cesena (1491+1526)
TOMMASO de Almericis da S. Giovanni in Pers. a Cesena (1491+ 1498);
BALDINO da Bologna a
Ferrara (1443÷1458);
ANDREA da Pavia da Ferrara
ad Ostiglia (MN) (1480);
ANTONIO q.m Gandolfo da
Forli a Rimini (1462÷1479);
SANTO q.m Antonli da
Cesena a Rimini (1449);
PELLEGRINO q.m Biagio da
Arezzo a Rimini (1500);
ANTONIO da Foligno a
Reggio Emilia (1435);
MARINO q.m Guiduzini da
Talamello (PS) a Rimini (1462);
FOSCOLO q.m Antonio Pasini
da Pesaro a Treviso (1452);
GIOVANNI da Vercelli a
Ferrara (1498÷1501);
MARTINO q.m Lantelmo da Pavia a Padova (1469+1470)
ANDREA da Pavia a Mantova (1474)
DOMENICO da
Pavia a Mantova (1474);
AMBROGIO Amadei da Milano a Brescia (1430)
AMBROGIO della Torre da Milano a Brescia (II÷III quarto XV sec.)
ANTONIO da Milano a Padova (1471)
ANTONIO di Giuliano da Milano a
Ferrara (1482);
ANDRIOLO da Lodi a Brescia (il I quarto XV sec.;)
BARTOLOMEO da Lodi a Bergamo (1516);
ANTONIO q.m Guillelmi da Cremona a Verona (1448±1456);
GIOVANNI q.m Guillelmi da Cremona a Verona
(1448+1465?);
BERNARDINO q.m Bemardini da Casalmaggiore (CR) a Rimini (1499)
BERNARDINO q.m Ghirardi da Casalmaggiore
(CR) a Rimini (1500;)
FRANCESCO Franzini da
Cellatica (BS) a Brescia (1518);
BARTOLOMEO da Orzinuovi
(BS) a Brescia (ILI quarto XV sec.);
DOMENICO da Brescia a Padova (1436+1443);
BARTOLOMEO da Brescia a Padova (1470);
GIOVANNI CURTI da Cerate
(BG) a Brescia (1472);
MARTINO da Bergamo a Brescia ( il I quarto XV sec.);
GIOVANNI di Pietro Cadena da Bergamo a Porretta
(BO) (1509);
TEBALDO de’Castelani da
Dosolo (Mn) a Mantova (1476);
FRANCESCO Feriolo di Parma da Mantova a Verona (1446÷1447)
ANDREA da Pavia da Mantova a Ferrara (l
47 S?±1480ca.);
ANTONIO da Verona a
Brescia (ILI quarto XV sec.);
ANZELIN q.m Nicolaj d’Alemagna a Vicenza (I metà XV sec.)
LORENZO q.m Armani d’Alemagna a Vicenza (I metà XV sec.)
RIGO da Colonia (d’Alemagna) a Ferrara (1447+1483+)
FRANCESCO q.m Piero di Alemagna a Padova (1463)
CORRADO q.m Corrado di Argentina (d’Alemagna) a Treviso (1492)
MAITEC da Trento a Modena (1448); BATTISTA da Trento a Modena
(1455);
SANTO da Treviso a Cipro
(1515);
MARCO da Polcenigo (PN) a
Treviso (1515);
GIOVANNI q.m Stefano di
Zagabria? a Treviso (1452)~.
La grande mobilità che si può intuire - sicuramente altri dati usciranno dagli archivi - è anche fonte di ambiguità. Risulta infatti difficile distinguere tra capibottega affermati che trasferiscono l’intera attività produttiva in altri centri e giovani maestri, a semplici lavoranti, che lasciata l’officina in cui si stavano formando vanno in cerca di fortuna in centri più accoglienti portando le proprie conoscenze per unirle, e talvolta quasi confonderle, col repertorio decorativo e formale locale. E tutto questa senza dimenticare le esportazioni di vasellami ricordate, ad esempio, dalla condanna inflitta nel 1444 a Mantova per contrabbando a Barnaba dei Boccali, reo di averne acquistati di ferraresi da Andrea del Piatello di Lazise e di averli poi venduti a Verona 51. Ad ulteriore conferma della mobilità di ceramisti e prodotti si può accogliere la proposta di S. GELICHI di identificare nei vasellami dipinti alla modanese - venduti dal toscano Domenico al convento fiorentino di San Pancrazio nel 1479 52 - una testimonianza della penetrazione della tecnica del graffito in Toscana nella seconda metà del XV secolo attraverso i possedimenti toscani degli Estensi a Lucca 53. Un’altra strada di penetrazione verso Arezzo - e l’area di Monte San Savino - potrebbe essere stata Ia via Flaminia.