Storia

"Dipingasi su la terra bianca cioè quando haranno hauto la terra di Vicenza, vò dire con uno stil di ferro di questa sorte e questa pittura chiamasi sgraffio"  

da "I tre libri dell'arte del vasaio" di Cipriano Piccolpasso  1556-57

 La ceramica graffita italiana si sviluppò prevalentemente nelle regioni settentrionali, assumendo alcune differenze a seconda dei luoghi e dei tempi e protraendosi dal XIV secolo a tutto il XVI e oltre. Fu largamente prodotta in Emilia, dove si distinse Ferrara, Bologna e Faenza e particolarmente nel Veneto, con Padova, Treviso e Venezia. Quest'ultima fu il centro più attivo e più ricco qualitativamente, come testimoniano i resti dei piatti e dei vasi trovati in laguna. La vicina e precedente produzione bizantina e medio orientale sembra sia alla base delle sue origini, ma nel graffito italiano sia i motivi decorativi sia i toni dei colore assumono caratteri di assoluta originalità. Le ceramiche ingobbiate e graffite sono colorate con ossidi metallici che danno effetti di ruggine e di verde, ricoperte in seconda cottura con vetrina. Eccezionalmente, soprattutto per i contorni e per piccole superfici, venivano impiegati un turchino tendente all'indaco e il violaceo di manganese. Le forme furono dapprima semplici come il piatto, la scodella, la ciotola, il boccale; in seguito apparvero oggetti più complessi come la coppa e il calamaio, spesso ornati da figurette modellate di uomini e di animali. I motivi delle decorazioni sono svariatissimi: il "nodo" che era un talismano orientale, la stella di David che era un segno propiziatorio, la melagrana, il cerchio con la croce, la losanga tagliata in croce, gli animali (la cerva, il cervo, il coniglio, il leopardo, gli uccelli, i pesci) gli alberi (vegetante e secco), le rosette di buon augurio graffite sullo sfondo accanto a teste per lo più di profilo, a figure umane o di animali racchiuse tra foglie e volute di gusto gotico. Temi vegetali e geometrici appaiono anche a coprire completamente la stoviglia e spesso sono disposti a fasce e lavorati a stecca. Un particolare ornato è l'uso della siepe di graticcio. Essa è rappresentata da rami di salice intrecciati a costituire un recinto di un giardino fiorito che accoglieva figure muliebri e virili, scudi araldici. Il giardino racchiuso dal graticcio (hortus conclusus) rappresenta il luogo d'amore e di letizia di tutta quella serie di ceramiche dette amatorie o nuziali. La qualità della decorazione variò molto anche nello stesso centro di produzione e nello stesso periodo: accanto a stoviglie dal disegno semplicissimo, ma pur sempre gustoso, destinate all'uso corrente, sono state trovate ceramiche con raffigurazioni estremamente elaborate ed elegantissime.


Da "Storia e Tecnica della Ceramica" saggi di A.A.V.V. Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali

e "La ceramica graffita ferrarese nei secoli XV-XVI" di V.Ferrari ed. Belriguardo